Un Weekend a Fez
Ho scoperto il Marocco lo scorso anno, dopo un viaggio a Marrakesh e quest’anno, trovando una super offerta di un volo Ryanair, ho deciso di visitare Fez. La mia curiosità per questa città è legata soprattutto alla presenza della più antica biblioteca universitaria del mondo: la biblioteca Al Quaraouiyine. Qui potrete leggerne un po’ la storia che sono sicura affascinerà anche voi. Purtroppo, nonostante gli articoli dei giornali che avevo letto prima di recarmici dicessero che è aperta al pubblico, ahimè, ciò non è vero. Ommeglio, è aperta solamente agli studenti e i turisti non sono i benvenuti in questo scrigno di storia…diciamo che la mia testardaggine, però alla fine ha dato buoni frutti!
Con la cultura si impara a vivere insieme; si impara soprattutto che non siamo soli al mondo, che esistono altri popoli e altre tradizioni, altri modi di vivere che sono altrettanto validi dei nostri. Tahar Ben Jelloun, scrittore nato a Fez
La parte più conosciuta di Fez è la sua Medina, chiamata Fès el Bali. Dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, la cittadella è anche la città fortificata più grande del mondo islamico. Perdersi qui è all’ordine del giorno. Uno dei punti di riferimento è la porta blu, ommeglio Bab Boujeloud: è da qui che inizia il viaggio all’interno del souk, il tipico mercato marocchino.
Il souk di Fez
Il mercato di Fez, pedonale, è diviso in varie zone: c’è il mercato delle spezie, delle pelli, di prodotti locali come frutta e verdura senza dimenticare i tappeti. E’ un miscuglio di colori, odori, suoni. La differenza che ho notato con Marrkesh è l’infinità di gatti che vivono per strada. Ce ne sono tantissimi!
La medersa El Attarine
Fondata nel 1351 da Abu Inan Faris, qui si apprendevano i fondamenti dell’Islam e si studiava il Corano. È l’unica madrasa di Fes con un minareto ed inoltre, anche se ora sono vuote, ci sono le stanze dove vivevano gli studenti fino a pochi decenni fa.
Le concerie
Le concerie di Fes sono enormi vasche di pietre piene di pigmenti naturali che vengono utilizzate per il trattamento delle pelli. I colori delle vasche seguono una sequenza tradizionale: giallo (zafferano o curcuma), rosso (papavero), blu (indaco), verde (menta) e nero (antimonio) anche se c’è da dire che negli ultimi anni le tinture chimiche stanno ormai sostituendo quelle vegetali. Centinaia di pelli giacciono sui tetti ad asciugare accanto alla maleodorante palomina, la cacca dei piccioni che qui viene usata per aiutare i colori a tinteggiare le pelli. Una colla naturale, insomma.
L’odore è veramente molto forte, tant’è che all’ingresso, per chi ne ha bisogno, viene dato un rametto di menta che ti permette di attutire il forte odore.